STORIE DI SUCCESSO

19 maggio 2025 Story,progetti,attività

Baranzate, Milano, Sondrio, Palermo e Caltanissetta, cosa c'entrano tra loro? Sono città contraddistinte da un elemento comune: si tratta di luoghi periferici o di città con quartieri caratterizzati da marginalità economica e sociale, disoccupazione, elevata densità abitativa e povertà educativa con alta percentuale di giovani fragili a elevato rischio di dispersione scolastica e disoccupazione. È proprio in queste aree che gli investimenti educativi non possono mancare. Nord e Sud legate da un importante obiettivo, prevenire ed agire per contrastare la dispersione scolastica ed il mancato ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Nasce così il progetto "NEET in Azione: da Nord a Sud esplorando nuovi percorsi di inclusione lavorativa" in partenariato con cinque enti - Consorzio SolCo, Cooperativa Sociale Etnos, Fondazione Soleterre, Fondazione La Rotonda ETS, Per Esempio Onlus - e sostenuto dal Fondo di Beneficienza di Intesa Sanpaolo, che intende contribuire ad aumentare l'inclusione scolastica e lavorativa di giovani NEET, nella fascia 16-29 anni con diverse forme di fragilità e vulnerabilità fisiche/mentali, educative o socio-economiche, che vivono all'interno di cinque contesti periferici vulnerabili italiani, in questo caso Baranzate, Quartiere San Siro a Milano, Quartiere La Piastra a Sondrio, Quartiere Borgo Vecchio a Palermo e Caltanissetta. Il progetto si pone l'obiettivo di potenziare opportunità educative, formative e d'inserimento lavorativo per adolescenti e giovani NEET, offrendo loro un sostegno concreto nel percorso di crescita personale e nello sviluppo delle proprie potenzialità.

L'iniziativa NEET in Azione ha dato la possibilità ad ogni partner di prendersi cura di adolescenti e giovani con forme di fragilità dettate da un vissuto migratorio, una condizione familiare vulnerabile, una disabilità mentale e/o fisica, ma con un forte desiderio di incontro, sostegno e rinascita. Storie di giovani che, tra tante fatiche e cadute, hanno saputo trovare la propria rivincita e il proprio successo, grazie a percorsi di accompagnamento e sostegno a loro dedicati. Scopriamo alcune di queste storie.

La cooperativa sociale Etnos di Caltanissetta, racconta la storia di Anthony. "Il giovane Anthony è entrato nella comunità Penale Mamma Carolina di Caltanissetta all'inizio del 2024 in applicazione di misura cautelare, dopo un trascorso segnato dall'uso di sostanze stupefacenti, dal coinvolgimento in attività illegali, di crisi economiche e familiari. Nei primi tempi i problemi di tossicodipendenza e di inadeguatezza persistevano limitando il percorso di riabilitazione. Dopo un lento e paziente percorso di accompagnamento da parte di operatori, educatori e psicologi, Anthony ha iniziato a mostrare segni di cambiamento positivi nella sua visione della vita, intraprendendo un nuovo modo di relazionarsi con gli altri, acquisendo una nuova prospettiva cercando soluzioni per il suo benessere psico-fisico ed economico. Quasi un anno dopo, il percorso educativo e di riabilitazione ha dato i suoi frutti, portando Anthony ad adottare un comportamento sempre più corretto, propositivo e di crescita e portandolo a sperimentare nuove attività sportive, attività di volontariato presso una casa di riposo per anziani e ad intraprendere un percorso in radio come speaker e aiuto regia. La sua trasformazione è stata una bellissima storia di resilienza e speranza. La sua esperienza di recupero lo ha spinto a voler essere di supporto per altri ragazzi che si trovano in situazione di disagio, ha imparato ad utilizzare la sua esperienza come strumento di crescita non solo per sé stesso ma anche per gli altri."

Creare un percorso di fiducia con i ragazzi è un'incognita con mille variabili, dove ci si mette in gioco a vicenda. Con grande emozione gli operatori Consorzio SolCo di Sondrio raccontano la storia di Federico (nome di fantasia), un ragazzo che arriva da un passato faticoso, fatto di spostamenti di città, cambio di scuole e di relazioni difficili e spesso tossiche, che alla fine lo hanno portato all'abbandono scolastico. "Noi lo incontriamo in una fase molto faticosa della sua vita, sta galleggiando nel suo vuoto e cerca di non farsi trascinare negli abissi, ha dei genitori molto presenti ma che ci chiedono aiuto. Iniziamo a incontrarci, ci aiuta in alcuni eventi, all'inizio "pacca", ma non lo molliamo e alla fine arriva, arriva sempre e puntuale. Il grande segnale che secondo noi ha dettato il crearsi di una relazione stabile è stato dato dal suo "cercarci" per bere un caffè, dirci che era in ritardo, avvisarci di un altro impegno per rimandare l'incontro: un importante segnale di presa di responsabilità da parte sua. Dopo avere creato questa base di fiducia abbiamo lavorato sulla costruzione di "competenze quotidiane" iscrivendolo ad un corso di cucina, che gli ha permesso di misurarsi sulla puntualità, la relazione con adulti, con un insegnante e soprattutto sulla sua gestione dei momenti di fatica. Questo corso gli ha permesso di confermare l'interesse che nutre per l'ambito della ristorazione e da settembre ritornerà sui banchi. Ogni scelta, ogni punto di svolta porta preoccupazione, paura o insicurezze, ma è importante mantenere la relazione proprio perché le fatiche sono sempre lì pronte sulla soglia per sbarrare la strada e noi ci siamo, ma la cosa più importante non è tanto che noi ci siamo, ma che lui lo sappia."

Diverse sono le storie e i percorsi di reinserimento che vivono i giovani NEET, Emanuel è un ragazzo del quartiere Borgo Vecchio di Palermo che insieme a Per Esempio Onlus sta seguendo un percorso di educazione parentale per il conseguimento della licenza media. "È il più piccolo di tre fratelli, cresciuto in un contesto difficile, dove l'assenza del padre ha lasciato un vuoto che nessuno ha mai davvero potuto colmare. Per Emanuel, la scuola non è mai stata solo un luogo di studio: a volte si è sentito invisibile, in bilico tra la voglia di farcela e la paura di fallire. Come tanti ragazzi nella sua situazione, ha rischiato di perdersi, diventando uno dei tanti Neet: giovani che non studiano, non lavorano, non seguono percorsi formativi. Ma Emanuel ha deciso che la sua storia non si sarebbe fermata lì. Non è stato facile per lui chiedere aiuto. C'era la vergogna, il timore di non essere all'altezza, la paura di deludere ancora. Eppure, c'era anche una scintilla: il desiderio di riscatto. Per Emanuel, conseguire il titolo della terza media non è solo un traguardo scolastico: è un atto di coraggio. È il primo passo verso un futuro che, per la prima volta, riesce a vedere non come un peso, ma come una possibilità reale. Emanuel ci insegna che nessuno è troppo in ritardo per riprendere in mano la propria vita. E che, a volte, basta uno sguardo fiducioso per cambiare il finale di una storia."

Grazie a questo progetto i partner hanno conosciuto anche tanti ragazzi con un vissuto migratorio, come Fondazione Soleterre di Milano che ha potuto incontrare Mohamed Ahmed di 19 anni, originario di un piccolo villaggio vicino a Porto Said, in Egitto. "Mohamed ha frequentato la scuola nel suo paese d'origine fino all'ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado, ma poi ha dovuto lasciare gli studi per aiutare economicamente la famiglia ed ha iniziato a lavorare come panettiere. Dopo un anno, purtroppo, perde il lavoro. Tornare a scuola non era più possibile, e allora, con il coraggio che solo i giovani sognatori hanno, ha deciso di inseguire un sogno più grande: raggiungere l'Europa. Il viaggio è stato duro, pericoloso, affrontato via mare nel 2022. Ma ce l'ha fatta. È arrivato in Italia e ha trovato accoglienza in una comunità per minori stranieri non accompagnati. Grazie ad un corso di italiano e al percorso di orientamento al lavoro attraverso il Job Lab di Fondazione Soleterre ha conosciuto operatori che si sarebbero presi cura di loro e lo avrebbero sostenuto per realizzare il suo sogno. Infatti proprio grazie al suo impegno, è arrivata una bella opportunità: la comunità dove vive gli ha proposto un tirocinio nel settore della ristorazione come aiuto cuoco. Il cibo, il lavoro manuale, l'atmosfera della cucina lo riportava alla sua passione originaria, quella che aveva scoperto da adolescente dietro al bancone di una panetteria.  Oggi Mohamed è felice. Ogni giorno impara qualcosa di nuovo, si sente utile, cresce e ha gli strumenti per credere in sé stesso, e per raggiungere il suo sogno, che forse non è più così lontano."

Così anche Fondazione La Rotonda ETS ha incontrato Moussa, un ragazzo maliano di 29 anni, che ha partecipato al corso di ciclomeccanica di Rotonda. "Padre di famiglia, arrivato in Italia all'inizio del 2024 ed entrato, come richiedente asilo, nel sistema italiano di accoglienza per persone migranti e attualmente vive in un centro di accoglienza nel territorio di Milano. Durante il corso ha imparato e migliorato la padronanza dell'italiano, grazie al confronto quotidiano con i formatori italiani e con i compagni di corso ed ha acquisito le basi della meccanica applicata alla riparazione di biciclette. Ma non solo. Ha anche dimostrato diverse soft skills apprezzate nel mercato del lavoro: puntualità, adeguatezza al contesto e nelle relazioni interpersonali, ascolto attivo e capacità di problem solving. Infatti grazie al suo impegno e alle sue capacità ha avuto un'opportunità lavorativa presso un'azienda di servizi di pulizia, attiva in uno dei nuovi complessi del quartiere CityLife di Milano, dove lavora tuttora. Oggi continua a frequentare la ciclofficina come volontario, contribuendo con competenza e spirito di collaborazione alla riparazione delle biciclette per gli abitanti del quartiere. La sua presenza è diventata un esempio concreto di come anche un percorso, breve, ma attento alla persona e alle sue competenze e capacità possa fare la differenza."